SUMMER SEA KAYAK EXPEDITION

L'isola Eubea (Evia) è la seconda isola greca e la prima del Mar Egeo.
E' talmente vicina alla costa da essere sovente considerata una penisola, e noi spesso la definiamo affettuosamente "l'isola che non c'è".
Tuttavia, se consideriamo il suo perimetro di oltre 600 Km, i forti venti che la spazzano e le correnti di marea, tanto da rendere a volte impossibile alle navi di risalire il canale per raggiungere il porto interno, rappresenta un'ottima prova sia per l'attrezzatura impiegata che per rispolverare la nostra attitudine, collaudata a Creta, di viaggiare in compagnia costante dell'imperatore Meltemi...
Sarà un impegnativo e divertente viaggio a tre...
Tatiana e Mauro


domenica 11 agosto 2013

Agios Merkourios - Kalamos (20 km) + Kalamos - Paralia Zarakon (18 km)

Due giornate a scartamento ridotto per prendere confidenza col Meltemi della costa sud-orientale dell'Eubea: sembra lo faccia apposta, a prenderci a sberle ogni volta che doppiamo un capo, forse indispettito dal fatto che siamo le uniche imbarcazioni in mare.
Navighiamo ormai costantemente con mare molto mosso e 30 nodi di vento da Nord-Nord Ovest, che lungo i promontori della costa frastagliata si trasformano in turbolenze da ogni direzione... siamo sempre tutti bianchi di salsedine, neanche nevicasse, ma in compenso copriamo in fretta le tappe giornaliere pagaiando tre ore o poco più.
L'imbarco di ieri è stato uno dei più impegnativi di sempre: ho perso l'attimo giusto e quello successivo i cavalloni avevano già completamente riempito il pozzetto. Il Baidarka ha una linea di chiglia così pronunciata che farlo scivolare sulla battigia è un'impresa erculea, con quei centi litri in più m'è sembrato di dover spostare una montagna: nonostante il dumping sempre più incalzante sono riuscita a lanciarlo in mare, a recuperare la bottiglia che uso come lenza (unico pezzo perso perché poggiata libera dietro il seggiolino, il resto dell'attrezzatura sul ponte anteriore è rimasto perfettamente al suo posto!), a nuotare con la pagaia per raggiungerlo, a trainarlo un po' con la cima di vacca, a sopportare le sue fusa quando mi si è seduto sul collo e a risalirci dentro zatterata da Mauro... svuotarlo è stata un'altra impresa e tutto il circo è durato quasi un'ora!
La pausa pranzo è stata lunghissima, oltre 4 ore, con annesso sonnellino all'ombra di un masso, al riparo dalle raffiche sotto un bel faraglione di una spiaggia deserta... quando ha preso a riempirsi, noi abbiamo ripreso il mare.
Siamo da giorni in trepidante attesa dell'arrivo di Maurizio in versione centauro: è un po' ormai che preferisce le due ruote alla pagaia e scorazza per il mondo in solitaria (del resto, come dargli torto: in moto si fanno più chilometri e meno fatica...). Abbiamo così adattato il viaggio alla ricerca di una taverna sul mare capace di sfamare per una sera tre amici in vena di gozzoviglie!
Quando entriamo nella piccola ansa del paesino, un pugno di case intorno ad un fiumiciattolo, Mauro borbotta: "Se c'è la chiesa ma non la taverna vuol dire che a questo mondo non c'è più religione". Con buona pace per le nostre anime e le nostre pance, di taverne ce ne sono ben due, tutte e due dipinte di blu e tutte e due affacciate sul mare. Scegliamo quella più alta, con l'incredibile colonna sonora portoghese dei Madredeus, e ci passiamo l'intera serata.
Maurizio arriva puntuale all'incontro, mi guarda e mi fa: "Tatiana, hai l'abbronzatura di un panda, lo sai?"
Non ricordavo quanto fossero emozionanti questi randez-vou in mare!!!

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