La cosa peggiore di un viaggio in kayak è sentirsi male.
Emicrania, nausea e febbre: forse un'intossicazione alimentare, per la poetica legge del contrappasso!
A Mauro provoca una leggera indisposizione, per non tradire la sua fama di 'uomo di ferro', a me, invece, mi atterra - letteralmente - per una notte ed un giorno interi. Resto sveglia ad 'arravogliarmi' nel sacco a pelo fino all'alba e dormo tutto il giorno seguente, sempre sepolta sotto strati multipli di indumenti perché continuo ad avere un freddo polare anche col sole cocente di mezzogiorno.
Solo la breve pagaiata pomeridiana mi aiuta, perché il kayak, si sa, cura ogni male!
Le mie budella intorcinate ci permettono appena di superare il porto di Eretria, scansando di un soffio i traghetti Giano-bifronte che fanno la spola con la terraferma.
Il campo in città è sempre un'incognita, il nostro è stato un vero incubo: ci ritroviamo tra la strada litoranea, un campo di pallone illuminato a giorno con una partita in corso e tifo da stadio annesso, un parcheggio occupato da quattro motrici di tir che a turno accendono i motori per rinfrescare le cabine ed una discoteca a cielo aperto che manda a tutto volume musica greca con arrangiamento 'storpiatutto'... quando è partito 'Zorba il greco' versione tekno ci è quasi venuto da piangere!
Unica consolazione gli eucaliptus intorno alla tenda, con quel loro profumo delicato ed il fruscio lieve anche quando il vento rinforzava.
Stamattina il cielo è coperto e non vediamo l'ora di raggiungere Chalkida.
Pagaiamo lungo un litorale anonimo tra centinaia di meduse greche di dimensioni smisurate, alcune grandi quanto il pozzetto, mai viste così gigantesche!
Il Meltemi non molla un solo momento e ci costringe a risalire controvento tutto il canale interno fino al ponte grande, nessuna campata ma due piloni coi tiranti come una miniatura del ponte di Brooklyn.
Perdiamo però la possibilità di passare anche oltre il ponte piccolo di Chalkida, in ferro e retrattile: è largo appena 40 metri e nelle giornate di massima escursione, come queste con la luna piena, la corrente raggiunge anche i 7 nodi.
Assordati dal traffico cittadino, stiamo divorando due gustosi pita-giros (intossicazione passata e dimenticata, mamma stai tranquilla!!!) per controllare l'inversione di marea e decidere a che ora riprendere il viaggio domattina... per l'ultimissimo tratto, ma non potevamo certo rinunciare ad un'altra notte in campeggio libero, stavolta nel cuore del porticciolo turistico della capitale dell'isola, tanto per tornare lentamente alla civiltà.
Il viaggio non è ancora finito!
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